Scrivi un commento
L’iperaldosteronismo primario (IP) è la causa più frequente di ipertensione endocrina, con una prevalenza del 5- 20% fra i pazienti ipertesi (1). È associato, inoltre, ad un rischio cardio-vascolare maggiore rispetto all’ipertensione essenziale, indipendente dal profilo pressorio e dovuto agli effetti deleteri degli aumentati livelli di aldosterone. Nonostante la sua elevata prevalenza e il suo importante impatto clinico, rimane una patologia spesso ancora sotto-diagnosticata. Per tale ragione, le linee guida dell’Endocrine Society (2) e le più recenti della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA) (3) evidenziano le categorie di pazienti ipertesi in cui sospettare un IP, e consigliano l’uso del rapporto aldosterone su renina (ARR) come test di prima scelta per lo screening, sottolineandone anche le criticità legate ai farmaci interferenti, all’uso di attività reninica plasmatica (PRA) o di renina diretta (DRC), alle diverse unità misura utilizzate e ai diversi cut-off considerati patologici (4).
Leggi tutto
Scrivi un commento
Premessa
L’aumento della prevalenza di sovrappeso e obesità nelle donne in età fertile ha contribuito ad aumentare i casi di diabete mellito gestazionale (GDM) e diabete mellito tipo 2 (DMT2) pre-gravidico (1). Alcuni studi hanno evidenziato come la metformina sia efficace nel controllo glicemico e nel ridurre l’incremento ponderale in gravidanza (2-3). Tuttavia, la metformina può attraversare la placenta e permangono ancora dubbi sulla sua sicurezza in gravidanza (4). Questa metanalisi ha valutato gli effetti della metformina da sola o in aggiunta alla terapia insulinica in donne con GDM e DMT2 pre-gravidico (5).
Registrati per leggere il seguito...
3 Commenti
Introduzione
La terapia con ormoni tiroidei è ampiamente utilizzata nella pratica clinica, sia nella terapia dell’ipotiroidismo che, in casi selezionati, nel trattamento TSH-soppressivo della patologia nodulare della tiroide. Si stima che negli USA la levotiroxina (LT4) sia il secondo farmaco più prescritto (1) e il fattore che maggiormente contribuisce al suo ampio uso è il trattamento dell’ipotiroidismo subclinico.
L’ipotiroidismo subclinico è una condizione che interessa circa il 10% della popolazione generale in età adulta (2). Non vi sono evidenze univoche riguardanti i benefici del trattamento dell’ipotiroidismo subclinico. Se, da una parte, alcuni studi osservazionali hanno documentato un incremento del rischio di mortalitànell’ipotiroidismo subclinico non trattato, questo dato non è stato confermato da studi clinici randomizzati, soprattutto nella popolazione con età > 65 anni (3). Inoltre, va considerato il rischio di tireotossicosi iatrogena, soprattutto nella popolazione anziana, con conseguente aumento del rischio di aritmie, angina pectoris, osteoporosi e fratture (4).
Registrati per leggere il seguito...
2 Commenti
Inquadramento del problema
L’obesità determina aumento della mortalità, con riduzione dell’aspettativa di vita fino a 20 anni in alcuni studi (1). La chirurgia bariatrica, al momento, è la terapia più efficace e duratura per l’obesità grave. Uno studio svedese con follow-up di 10.9 anni descriveva una riduzione di mortalità del 29% nei pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica rispetto a pazienti di pari caratteristiche non operati (2). Recenti evidenze, tuttavia, mostrano che, rispetto a soggetti sani non obesi, nei pazienti affetti da obesità grave persiste un aumento di mortalità anche dopo il calo ponderale ottenuto con la chirurgia bariatrica (3). Un recente studio (4) affronta nel dettaglio questa tematica: l’attesa di vita di pazienti affetti da obesità grave sottoposti a chirurgia bariatrica rispetto a un gruppo di pazienti di pari caratteristiche trattati con terapia standard e a un gruppo di soggetti non obesi tratto dalla popolazione generale.
Registrati per leggere il seguito...